Caro Babbo Natale,
è strano come cambino i desideri nel corso della vita, io una volta, da bambino, chiedevo l’elicottero dei pompieri, quel fantoccino coi muscoli pompatissimi e la divisa da militare oppure chiedevo i soldi per poter fare un giretto sugli aereoplani che dall’aereoporto di Marzaglia ti facevano per mezz’oretta vedere la città dall’alto, un punto di vista che tutt’ora mi affascina. Quando ero bambino, mi sembrava di non avere niente e i desideri si sprecavano. Non sono mai stato uno di quei bambini che chiedono a Babbo Natale che i suoi genitori tornino ad amarsi o che tornino insieme oppure di quelli “buonissimi” che chiedono a babbo natale la pace nel mondo o che i bambini guariscano, io sono sempre stato egoista, i miei genitori mi han sempre dato tutto quello che volevo, mi hanno viziato forse troppo, almeno fino a quando non sono cresciuto, fino a quando non ho cominciato a desiderare anche io desideri più “veri”, desideri che i miei genitori non potevano comperarmi e che ho presto imparato che nemmeno io, con tutti i soldi del mondo, potevo regalarmeli. Sarebbe bello poter barattare ora qualche mio desiderio con l’elicottero dei pompieri, col fantoccino muscoloso, barattarne uno o tutti quanti, per avere ora quello che vorrei. Ora ho quasi tutto quello che chiunque possa volere, la vita mi ha portato abbastanza lontano da quei liberissimi pensieri di bambino, ho tutto quello che molti desiderano. Mi sono circondato di cose belle, belle da guardare, mi sono concesso dei lussi che probabilmente sono talmente futili quanto indispensabili, mi sono concesso di vivere, di amare, di sorridere e di piangere, mi sono concesso di starmene sdraiato a dormire dopo aver fatto l’amore x tutta la notte, mi sono concesso di vincere, qualche volta, sulle risate della sorte. Eppure ho sempre l’impressione che mi manchi qualcosa, c’è sempre dentro di me un desiderio. Come mai Babbo Natale abbiamo sempre bisogno di qualcosa, come mai non sei in grado di colmare per una volta i miei desideri. Vorrei un pianoforte, di quelli d’epoca color noce, pesante, che sappia di cera d’api d’avorio e di legno, che abbia il tappetino vellutato rosso amaranto che copra la tastiera ingiallita dal tempo, dal tabacco; vorrei potermi sedere davanti a quel piano e sentire la pelle d’oca che dalla schiena, lentamente, sale fino alla testa, alle mani alle braccia, vorrei poter vibrare anche io assieme ai suoni, nell’aria, leggerissimo quanto un diesis appena sfiorato o arrabbiato in vorticose virate in uno splendido notturno di Chopin, quando le dita partono da sole a scivolare sui tasti ed allora non sei più uno che suona un piano, sei il piano, senti quello che pensa, pensi quello che lui suona. Vorrei vivere per sempre giovane, per sempre così, a farmi docce bollenti dopo palestra, a fare vasche in piscina e quando sollevi la testa per respirare di lato, l’acqua ti accarezza il viso, ti scivola via assieme a tutti i pensieri; vorrei avere un paio di ali enormi, proprio qui, sulla mia schiena per poter prendere il volo quando e da dove voglio, per sollevarmi rapidamente e lasciarmi trasportare da qualche termica al di sopra delle città, delle montagne, dei laghi, del mare, al di sopra delle nuvole per avere sempre il sole in faccia e poter vedere sempre le stelle. Vorrei aver per sempre il cuore forte, un cuore che mi permetta di lanciarmi nel vuoto, un cuore che mi impedisca di dormire quando batte forte dopo gli incubi, un cuore che mi lasci innamorare e poi soffrire per riiniziare tutto da capo senza pensare alle botte che ha preso e senza aver paura di sanguinare ancora. Vorrei avere coraggio anche io, per poter dare per una volta quel che sento a qualcuno senza chiedermi che ne farà. Vorrei avere sempre le cose chiare in testa e sognare soltanto quello che voglio, capire le persone da uno sguardo, vorrei aver sempre la forza di viaggiare, il gusto di chiedermi ad un certo punto “ed ora? Dove diavolo sono?”e il gusto di riguardarmi indietro e vedere la strada fatta senza mai dire “ora è tardi”. Vorrei riuscire a sfruttare la vita, gli attimi che velocissimi scorrono intorno a me e utilizzarne ognuno di questi per fare scelte sempre diverse, sempre nuove, sempre pericolose. A volte vorrei starmene qui, rilassarmi, farmi accarezzare dalle mani calde di qualcuno che non ha gettato via quello che le ho dato; vorrei poter dormire, sentire il rumore del suo respiro che pianissimo mi culla nella notte, vorrei poter pensare per due, non esser più egoista e camminare strettissimi in quei piccoli vicoli di venezia verso sera, cercando una taverna, un ristorante con le luci soffuse e rapire i suoi occhi, per qualche istante appena. Vorrei….vorrei, ci sono tante di quelle cose che vorrei che mi sembra di essere tornato bambino, quando sembrava di non avere mai niente, quando i desideri si sprecavano. Quando ero bambino bastava la spalla di mia madre per farmi addormentare; quando volevo ridere bastava che mio padre mi sollevasse in aria e mi tenesse lì a farmi giocare con le sue mani enormi e con la sua solida schiena su cui montare. Sta arrivando un altro Natale e quel signore che si stringe sù nel cappotto mentre sbadato attraversa la strada con la sigaretta in bocca, mi fa venire voglia di uscire anche io; scattare un paio di foto, cercare qualche desiderio, soffermarmi in un bar a guardare mentre la vetrina si appanna all’ora di punta; fare un bell’albero di Natale; il Natale…ci siamo ancora tutti? per fortuna anche quest’anno ci siamo ancora tutti e te, Babbo Natale, vedi di portarmi un pò quello che ti pare…tanto ormai ho capito che non c’è nessun Babbo Natale…
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